Artravelling: 01/07/08 - 01/08/08

mercoledì 30 luglio 2008

Scozia, Edimburgo

19 giugno 2008 - 1 luglio 2008

Arrivo ad Edimburgo (19 giugno)
Decidere quest'anno di andare in Scozia non è stato certo un caso. Affascinati dall'esperienza irlandese dell'anno scorso abbiamo immediatamente pensato a questa regione del Regno Unito, sperando di bissare la meravigliosa esperienza.

Programmare il viaggio è avvenuto in maniera naturale, visto che avevamo un anno di tempo, abbiamo fatto in tempo a decidere dove andare guardando migliaia di foto e leggendo tantissimi resoconti di viaggio. Ci siamo inoltre rivolti all'Ufficio del turismo britannico:

Milano.B.T.A. - Ufficio Nazionale del Turismo Britannico Corso Magenta, 32
(02) 8808.151- fax (02) 7201.0086
Email: Milanenquiry@bta.org.uk

Se telefonate e lasciate il vostro indirizzo spediranno degli interessanti depliant gratuiti.

Abbiamo prenotato il volo con la Easyjet, partenza da Milano Malpensa a un orario comodissimo, ed arrivo ad Edimburgo in due ore e mezzo di volo. Arrivati in aeroporto è bastato prendere l'uscita principale e girare a sinistra per trovare gli autobus che portano in città. Abbiamo scelto la Flybybus vettura numero 100, permette di fare il biglietto andata e ritorno con €5 e ha una frequenza ogni 10 minuti (ideale per il ritorno).

La prima impressione su Edimburgo è stata di ordine e pulizia. Il bus ha percorso una zona fatta di villette ordinate e colorate. L'ultima fermata, la nostra è in Princes street, sul Waverley Bridge. Il centro è meraviglioso e la bella giornata ce lo fa apprezzare ancora di più. Il castello di Edimburgo, per la sua posizione privilegiata appare all'improvviso e lascia senza fiato.




Appena arrivati portiamo i bagagli in Hotel. Abbiamo scelto il Brunswick Hotel in London Street, a due passi dal centro, ma si possono trovare altri indirizi utili sul sito VisitScotland. Purtroppo rispetto ad altri siti di booking bisogna contattare direttamente la guesthouse con una mail e lasciare i dati della carta di credito. Inizialmente ero un po' scettica ma in hotel si sono comportati correttamente e ci hanno fatto pagare all'arrivo.

La stanza è enorme, con un letto matrimoniale e due letti singoli. C'è moquette ovunque e il bagno sembra appena ristrutturato. Come nel resto della Scozia si può trovare un bollitore con tazze e diversi tipi di caffè e thè, molto utile perchè anche in estate, quando piove fa parecchio freddo.
Usciti dall'hotel andiamo subito a farci un giro verso Royal Mile, percorrendo il North Bridge che permette una vista bellissima del mare e della collina di Calton. Il Royal Mile è pieno di negozietti di souvenir, di pub colorati e di artisti di strada e bancarelle. Purtroppo l'ora tarda (le 18) ci impedisce di visitare il castello di Edimburgo e rimandiamo a domani. Ne approfitiammo comunque per girare la zona e farci un'idea dei pub che ci possono interessare per la sera.



Per iniziare la serata la scelta ricade sul Jekyll & Hyde iniziando subito con una bella birra gelata e un piattone di nachos con ogni tipo di salsina. Qui abbiamo scoperto la prima sostanziale differenza tra Scozia e Irlanda... in Scozia si può mangiare e bere benissimo spendendo poco! Il segreto è capire che gli scozzesi hanno orari e abitudini diverse dalle nostre. Per loro la colazione è un momento fondamentale quindi con 4£ è possibile abbuffarsi come dei maiali. Alcuni pub protraggono l'ora della colazione fino alle 12, basta arrivare per tempo e il pranzo è fatto. Inoltre i pub offrono diversi menù per ogni momento della giornata, per esempio è impossibile a volte mangiare un'insalata dopo le diciotto. Comunque il luogo comune che è difficile trovare posto dove mangiare è ridicolo, tantissimo pub proprio sul Royal Mile servono cibo fino alle 21/22, ed esistono parecchie catene di fastfood sia a base pesce che a base pollo, aperti fino oltre le 24!

La serata è continuata in giro per la città, terminando con il bicchiere di sidro della staffa al The Black bull, posto tranquillo con musica rock, e un panino finale in un fastfood a due passi dall'hotel.

In giro per Edimburgo (20 giugno)

L'unico neo dei B&B scozzesi sono gli orari della colazione! Ma che ti permettano di dormire fino a tardi. Decidiamo di saltare la colazione dell'hotel e ce la dormiamo. Però bisogna mangiare così optiamo per una scottish breakfast al The Mitre dove con 4£ mangiamo divinamente!



Rimpinzati a dovere ci dirigiamo verso il castello di Edimburgo. L'ingresso al castello è piuttosto costoso ma ne vale la pena. La vista nei piani alti è molto bella, gli interni invece lasciano alcuanto a desiderare: la storia della vita di Maria Tudor è raccontata con manichini posticci, le secrete sono imbarazzanti, per non parlare della storia del ritrovamento della corona e della spada reale. Bellissimo invece il colpo di cannone all'una precisa, fatto da un ufficiale in uniforme.



Nel castello è possibile mangiare un buffet di tutto rispetto anche se un pò caro. Usciti dal castello abbiamo fatto una lunga passeggiata, perdendoci per le vie della città.



In serata abbiamo cercato da andare a berci una birretta al Worlds End, purtroppo era pienissimo così abbiamo ripiegato sul locale a fianco, il The Waverley, un posticino molto particolare e accogliente. Edimburgo di notte è molto affascinante, ma quello che più mi ha colpito è come di giorno lo sguardo possa spaziare e la sensazione di ariosità e profondità. Dal Royal Mile è possibile spaziare con lo sguardo fino al mare, in più punti, basta incrociare una qualsiasi strada che punta verso nord o est.


Continua...

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Birra: Temperatura di servizio

Ogni tipologia ha la sua temperatura di servizio, che all’incirca sale all’aumentare della corposità e dell’alcolicità della birra.
Indicativamente queste sono le temperature consigliate:


Birre chiare leggere come le lager o le pils 5-7 gradi;

Birre fruttate come le kriek o le framboise, e in genere le birre aromatiche e di medio corpo, 7-9 gradi;

Birre bitter ale, brown ale o le stout avranno bisogno di 10 gradi;

Birre strong ale, doppelbock e birre bianche necessitano di temperature leggermente superiori, sugli 11 gradi;

Birre scotch ale e barley wine necessitano di temperature sui 12-13 gradi;

Birre come trappiste e abbazia necessitano almeno di temperature da cantina, intorno ai 10 gradi, ma è preferibile servirle a non meno di 14 gradi.


La temperatura di servizio infine influisce anche sulla schiuma: se troppo fredda la birra produrrà poca schiuma, mentre una birra a temperatura troppo alta ne produrrà in eccesso.

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Birra: Tipologie

Per la produzione della birra è fondamentale il lievito. A seconda del lievito che viene addizionato al mosto si ottiene fermentazione alta o fermentazione bassa.
Nelle birre ad alta fermentazione si aggiunge il Saccaromyces cerevisiae, meglio noto come lievito di birra (proprio quello che si usa in cucina), che lavora a una temperatura tra i 16 e i 23 gradi: dopo tre o quattro giorni risale in superficie, da cui il nome “alta fermentazione”, e viene recuperato.
Nelle birre a bassa fermentazione si usa invece il Saccharomyces carlsbergensis, che lavora a temperature più basse, tra i 5 e gli 8 gradi. Questo lievito dunque non è recuperabile. Generalmente le birre a bassa fermentazione risultano di aroma più delicato. Inoltre vanno servite a temperature più fresche e richiedono un bicchiere che non disperda gli aromi.



Elenco:

Abbazia: anche se non è prodotta in un monastero le ricette sono ancora quelle antiche dei monaci, di solito di abbazie belghe e olandesi. Si basa sull’antico metodo dell’alta fermentazione ed è ben strutturata, molto corposa e alcolica. Il colore va dall’oro carico fino al bruno scuro.

Ale: ormai tale termine identifica una famiglia di birre inglesi di cui esistono numerose sottotipologie. Le caratteristiche comuni sono fermentazione alta, schiuma quasi assente, basso contenuto alcolico e temperatura di servizio di cantina (8-10 gradi). In realtà le ale sono più genericamente tutte le birre ad alta fermentazione. Esistono anche ale belghe e tedesche.

Altbier: birra ad alta fermentazione nata a Düsseldorf. Di colore ambrato, alcolicità intorno al 4,5%, leggera e dal gusto fruttato.

Bière Blanche: birra belga a base di frumento, è di colore bianco, aspetto opalescente e gusto leggermente acidulo. Rinfrescante e aromatica, grazie all’aggiunta di coriandolo e curaçao, ha un’alcolicità di circa il 5%.

Barley wine: ale particolarmente alcolica, oltre il 9%. Colore dal dorato all’ambrato carico. Commercializzata quasi esclusivamente in bottiglia, alcune possono invecchiare.

Berlinerweisse: birra di frumento tipica di Berlino. Alcolicità bassa (3%), aspetto lattiginoso. Il gusto è spiccatamente acido, talvolta viene servita con del succo di frutta per attenuarlo.

Bière de Garde: birra ad alta fermentazione e rifermentata in bottiglia della Francia del Nord. Mediamente alcolica (5-7%) e di colore generalmente ambrato.

Bière de mars: francese a bassa fermentazione prodotta in autunno e consumata per festeggiare l’inizio della primavera. Solitamente è ben strutturata, di colore ambrato e con un’alcolicità vicina al 5%.

Bitter ale: la tipica birra inglese, servita in genere alla spina. Colore ambrato, alcolicità contenuta (4%) e sapore luppolato. Esistono versioni best e special che sono più alcoliche.

Bock: tedesca a bassa fermentazione, chiara o spesso ambrata, con un gusto decisamente maltato e un’alcolicità compresa tra il 6 e il 7,5%. La variante maibock veniva tradizionalmente prodotta per le feste primaverili.

Brown ale: inglese di colore ambrato intenso e dal gusto leggermente dolce. Tra il 3,5 e il 4,5% di alcol.

Cream ale: birra americana chiara, non particolarmente strutturata nel corpo e nel gusto. Spesso viene tagliata con una lager chiara. Vicina al 5% di alcol.

Doppelbock: è una bock più forte. Alto contenuto alcolico, di solito oltre il 7,5%. Di colore ambrato carico o quasi scuro, tradizionalmente veniva prodotta in primavera. Spesso il nome del prodotto contiene il suffisso “ator”, se messa in vendita durante la quaresima.

Dortmunder: lager chiara a bassa fermentazione dal gusto non troppo amaro e maltato. Alcolicità vicina al 5%. Il nome deriva dalla vocazione commerciale della città tedesca di Dortmund in Renania, che fu uno dei primi centri di esportazione della birra. In questa città nasce infatti il tipo di birra denominata Export.

Draught: non è una tipologia di birra. Le lattine e le bottiglie che riportano tale indicazione hanno un semplice dispositivo meccanico che riproduce l’effetto di una spillatura. Infatti in Inglese draught significa “alla spina”.

Dubbel/Double: ale belga rifermentata in bottiglia dal colore ambrato e carattere maltato. A volte è una birra d’abbazia o trappista.

Eisbock: antica birra tedesca ottenuta dalla sottrazione di una parte della componente acquosa attraverso il congelamento del fusto. Il risultato è una birra corposa, alcolica e dal gusto deciso.

Esotiche: una semplice denominazione di fantasia per identificare tutte quelle birre prodotte al di fuori degli stati di grande tradizione brassicola. Quasi tutte rientrano nella grande famiglia delle birre lager, ma in qualche caso hanno caratteristiche particolari. Le birre latino-americane, per esempio, sono di colore molto chiaro, sapore delicato, grande bevibilità.

Export: spesso è sinonimo di Dortmunder, altrimenti può identificare una qualsiasi birra nata per l’esportazione. Altre volte dovrebbe indicare un prodotto di qualità superiore.

Faro: lambic cui viene aggiunto zucchero durante la fermentazione. È una birra con circa il 5% di alcol, spesso ambrata, in cui la dolcezza dello zucchero si contrappone all’acidità della fermentazione spontanea.

Gueuze: belga risultante da un taglio di alcune lambic stagionate in botte e altre giovani, rifermentata in bottiglia. Attorno al 5% di alcol.

Ice beer: moderna versione delle Eisbock, congelata durante la maturazione. Di colore chiaro e buon tenore alcolico.

Imperial stout: stout nata nel Regno Unito per essere esportata nella Russia Imperiale. Concepita per essere conservata a lungo, è una birra più alcolica di una stout tradizionale, arrivando facilmente all’8%.

India pale ale/Ipa: inglese destinata tradizionalmente all’esportazione in India. Versione più alcolica e luppolata della semplice pale ale, supera facilmente il 5% di alcol.

Kellerbier: bavarese a bassa fermentazione non filtrata. È tipicamente poco frizzante, con un buon tenore di luppolo.

Kölsch: tipica di Colonia, ad alta fermentazione. È una birra dorata, delicata e decisamente secca. Alcolicità vicina al 4,5%. Si beve in un apposito bicchiere cilindrico.

Kulmbacher: proveniente da Kulmbach, in Baviera. Realizzata con la bassa fermentazione, è di colore scuro e buona struttura.

Lager: ogni birra a bassa fermentazione è genericamente chiamata lager. Di colore oro pallido, mediamente amara. Il nome deriva dal tedesco lager che indica i magazzini, le cantine in cui viene messa a maturare. Ormai il termine indica il tipo di birra più diffuso nel mondo: chiara, di media alcolicità, non particolarmente caratterizzata negli aromi e nel gusto.

Lambic: birra belga a fermentazione spontanea, che raccoglie cioè il lievito dell’aria e lascia fermentare liberamente il mosto. A base di frumento, ha un sapore fresco e piuttosto acido, un colore chiaro opalescente e un’alcolicità vicina al 4%. Talvolta, con lo scopo di addolcirne il carattere, alla lambic viene aggiunta della frutta durante la fermentazione. La birra prende il nome di framboise se si tratta di lamponi, kriek di ciliegie, pêche di pesche, cassis di ribes neri.

Light beer/Leichtbier: detta anche birra leggera è una birra dal basso contenuto calorico e soprattutto alcolico. Spesso è una birra poco strutturata anche negli aromi e nel gusto.

Malt liquor: non tutte le birre americane sono leggere e poco alcoliche. Alcune, ma sono poche, sono di gradazione alcolica elevata e vengono chiamate appunto Malt liquor (liquore di malto). Sono in pratica le doppio malto Usa.

Märzen: tipica birra tedesca di Monaco di Baviera. Viene prodotta in marzo per essere consumata durante l’Oktoberfest, dove viene bevuta in grandi quantità, esclusivamente in boccali (mass) da un litro. È tipicamente una chiara dorata di buon corpo e dal carattere maltato, con un contenuto alcolico attorno al 5%.

Mild ale: tra le birre più diffuse in Inghilterra. È di colore ambrato abbastanza carico, si differenzia dalla bitter per essere più maltata e meno luppolata. È anche leggermente meno alcolica, con circa il 3,5%.

Münchner/Monaco: è stato codificato come uno dei primi stili di birra a bassa fermentazione. Scura con un carattere maltato e un’alcolicità attorno al 4,5%. Tipica di Monaco di Baviera. Old ale: scura inglese ad alta fermentazione, tradizionalmente invecchiata un paio di anni prima di essere consumata. Possiede il 6% di alcol, buon corpo e gusto strutturato.

Pale ale: ale inglese di colore ambrato con riflessi ramati o aranciati. Possiede un discreto corpo, un carattere luppolato e circa il 4% di alcol. Tipica di Burton-on-Trent.

Pils/Pilsner: questa tipologia trae il nome da Pilsen, la città ceca in cui è nata e nella quale viene tuttora prodotta la famosa Pilsner Urquell. Per questo tali birre sono dette anche pilsner. Sono birre a bassa fermentazione, di color oro pallido (talvolta con riflessi verdastri) e in genere molto luppolate, il che conferisce un tocco di amarognolo in più (le pils bavaresi, al contrario, sono meno amare); gusto secco, pulito. Schiuma abbondante con perlage finissimo. Si bevono in calici flute. Oggi il nome è inflazionato e potrebbe non descrivere una birra di questo tipo.

Porter: originaria di Londra, simile alla stout ma poco meno scura e amara. Premium: in teoria dovrebbe identificare una lager chiara di qualità superiore. Nella realtà è un termine spesso abusato che può non significare nulla.

Rauchbier: tipica della zona di Bamberg, in Franconia (Germania), è ottenuta da malto la cui germinazione è stata interotta mediante l’affumicatura con legno di faggio invecchiato. Il sapore di affumicato si trasmette fino al prodotto finito. Scura di colore, con circa il 5% di alcol.

Saison: stile ad alta fermentazione tipico del Belgio di lingua francese. È una birra fresca e ben luppolata con un’alcolicità tra il 6 e l’8%. Spesso rifermentata in bottiglia, può essere indicata per l’invecchiamento.

Schwarzbier: lager tedesca di colore scuro, dal gusto deciso di malto e con un’alcolicità vicina al 5%.

Scotch ale: ale proveniente dalla Scozia, di colore ambrato intenso con riflessi mogano. Indipendentemente dal contenuto alcolico, che può andare dal 3 al 10%, è una birra caratterizzata da evidenti note maltate.

Stout: E’ la famosa birra nazionale irlandese: ad alta fermentazione, scurissima, con una schiuma abbondante e cremosa color nocciola. Viene prodotta con orzo torrefatto e con l’aggiunta di caramello. Il gusto è spiccatamente amaro, mentre le stout inglesi sono più dolci e prendono nomi come sweet stout, milk stout o cream stout.

Strong ale: stile diffuso principalmente in Belgio e Gran Bretagna. Di solito è una birra ambrata e piuttosto aromatica. Supera facilmente il 6% di alcol.

Strong lager: birra a bassa fermentazione e alto tenore alcolico, tipicamente chiara. Non sempre alla quantità di alcol corrisponde una complessa struttura gustativa.

Trappista: ale rifermentata in bottiglia prodotta in uno dei sei monasteri trappisti, cinque situati in Belgio (Chimay, Orval, Rochefort, Westmalle e Westvleteren) ed uno in Olanda (Koningshoeven). Gradazione robusta (dal 6 al 9%). Di colore che varia dall’oro carico all’ambrato allo scuro. Schiuma ricca. Gusto pieno. Si bevono in grandi bicchieri balloon per meglio apprezzarne gli aromi. Alcune possono invecchiare.

Tripel/Triple: ale belga di colore chiaro rifermentata in bottiglia. Rispetto alla dubbel è più alcolica, speziata e meno maltata. Vienna: birra a bassa fermentazione di colore ambrato scarico con un buon tasso alcolico e un gusto delicato.

Weissbier: birra tedesca di frumento. Può prendere il nome di hefeweisse se è chiara e viene imbottigliata con del lievito, dunkel weisse se è ambrata e kristall weisse se è chiara e filtrata, risultando così brillante. In ogni caso la weissbier produce una schiuma abbondante, ha un profumo intenso, una buona frizzantezza, una discreta acidità e un gusto fresco. Contiene circa il 5% di alcol.

Weizen: termine usato nel Sud della Germania per la weissbier.

Weizenbock: birra di frumento tedesca di colore ambrato scuro. Unisce in sé l’acidità di una weizen con la corposità di una bock.

Wheat beer: birra di frumento americana. Meno fruttata di quelle europee ma ugualmente fresca e frizzante.

Witbier: altro nome della Bière Blanche.



Altre informazioni riguardanti le diverse tipologie di birra le trovate su Mondo Birra.



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Birra: Storia e Spillatura

Bere birra è facile, si trova ovunque in supermercati e bar, ma gustare una buona birra non è altrettanto facile. In Italia ci scandalizziamo se a una cena ci offrono del tavenello al posto di un buon chianti, ma nessuno si lamenta se in tavola arriva una moretti...
Certo non mi metterò a far paragoni tra vino e birra ma spezzerò una lancia a favore di quest'ultima, facendo un po' di informazione per chiarire quanta varietà possiede questo mondo ambrato e quanto gusto si perde ordinando semplicemente "una birra per favore!"


Un po' di storia...

La birra è di tutti! Sin dall'antichità è stata bevuta da ogni ceto sociale senza troppe distinzioni. Le sue origini si perdono nella notte dei tempi: non si sa con esattezza dove sia nata la prima birra: c'è chi parla di Mesopotamia, chi di Egitto, chi di isole Orcadi, chi addirittura di Malta.
In Mesopotamia fa per la prima volta la sua comprarsa la figura del birraio. Al suo bancone si potevano già trovare diverse tipologie di birra: birre scure, chiare, rosse, forti, dolci e aromatiche; queste birre avevano nomi per indicare le diverse tipologie di cereali usati e si pensa che questi popoli conoscessero già una ventina di qualità diverse di birra.

In Egitto questa bevanda era considerata anche alimento e medicina. Greci, Etruschi e Romani non producevano birra ma ne facevano uso di importazione. Ed è proprio a Roma che Agricola, governatore della Britannia, una volta tornato nell'83 dopo Cristo si portò tre mastrobirrai da Glevum (l'odierna Gloucester) e aprì il primo pub della nostra Penisola.
Chi invece non poteva fare a meno di questa bevanda erano Celti e Germani che ne consumavano a fiumi. I Celti si erano stanziati principalmente in Gallia e in Britannia, ma la loro straordinaria civiltà, bagnata di birra fin dai primordi, venne sviluppata principalmente nella verde Irlanda.

Durante il Medioevo la produzione della birra fece un salto di qualità, grazie soprattutto ai Monasteri, che raffinarono il procedimento di produzione e aggiunsero un importante e nuovo ingrediente: il luppolo. Era usanza aromatizzare la birra con erbe, bacche e spezie, per renderene differente l'aroma.

In Inghilterra la birra diventò bevanda nazionale in quanto l'acqua usata per la sua produzione veniva bollita e sterilizzata. Ciò rappresentava un garanzia in un periodo in cui l'acqua era spesso infetta. In questo faceva sicuramente concorrenza al "sobrio" the. In Inghilterra il luppolo venne introdotto assai tardi nella birra nazionale, che continuò a chiamarsi "ale", in contrapposizione dei prodotti continentali luppolati, detti "beer".

Nei tre secoli dopo la scoperta dell'America in tutta l'Europa andarono sviluppandosi numerose tipologie birrarie, tutte basate sull'unico sistema di fermentazione allora conosciuto, la alta. Verso la metà del secolo scorso però furono eseguiti studi specifici sul lievito e il loro risultato fu la produzione della birra a bassa fermentazione, che oggi è di gran lunga il più praticato nel mondo.



Birra alla spina?

In epoca vittoriana la birra veniva spillata direttamente da botti poste dietro il bancone del bar, con un semplice rubinetto a spina, fruttando la forza di gravità. Questo metodo venne presto accantonato perchè era inaccettabile servire birra calda e non omogenea.

Per ovviare all'inconveniente della temperatura le botti vennero poste nelle cantine dotate di una semplice pompa a pistone cilindrico. Per migliorare ulteriormente la qualità venne introdotta nel barile una coltre di gas CO2 per isolare la birra dall'aria e prevenirne l'ossidazione.Il sistema però creava spreco e dava grandi restrizioni sulla posizione del bancone all'interno del locale.

Successivamente metodi sempre più sofisticati vennero adottati per migliorare la spillatura e la qualità stessa della birra: l'introduzione di birre in fusti e dell'anidride carbonica permisero ai birrai di produrre birre ale e lager frizzanti alla spina. In precedenza la birra frizzante era disponibile solo in bottiglia perché era l'unico contenitore in cui fosse possibile trattenere in soluzione il gas contenuto nella birra.


... vabbè ma come si spilla allora?

Esistono diverse scuole di pensiero su come si spilla bene una birra nonchè diversi metodi a seconda della birra spillata.
Prima di tutto bagnare il bicchiere velocemente con acqua fredda... se poi potete glassare il bicchiere meglio ancora! E' importante bagnare il bicchiere perchè, soprattutto nei bar, restando molte ore a temperatura ambiente (anche 26°/30°) potrebbero provocare uno sbalzo termico alla birra mentre la si versa, rovinandone in parte l'aroma.

Una birra prefetta va spillata inclinando il bicchiere di quarantacinque gradi sotto il rubinetto, facendo scendere la birra lentamente, senza interruzioni, finchè la schiuma raggiunge l'orlo.

Gli inglesi aprono il rubinetto appena prima di inclinare il bicchiere. Così facendo non si forma schiuma e il bicchiere si riempie fino all'orlo.

I tedeschi spillano una piccola quantità di birra ed attendono finchè la schiuma si è ridotta. Ripetono l'operazione diverse volte fino all'ultimo colpo che permette la formazione di un piccolo cappello di schiuma finale.

Gli olandesi versano la birra nel bicchiere finchè non raggiunge l'orlo e fuoriesce. Appoggiato il bicchiere sul bancone tagliano con una spatola in modo deciso la schiuma.


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martedì 29 luglio 2008

Il coniglio


Per il Brunch domenicale ecco un'idea divertente:

Piega verso il centro il lembo inferiore e quello superiore; ripiega di nuovo a metà verso l'interno la piega così ottenuta...






Piega verso l'alto il margine destro del tovagliolo partendo dal centro, di modo che il lembo piegato sia perpendicolare alla base...






Ripiega nuovamente in diagonale i due lembi superiori della piega precedente per farli combaciare al centro...







Ripeti le due operazioni precedenti anche il lembo sinistro in modo da ottenere una forma romboidale regolare...






Apri il lembo superiore destro e piegalo verso il basso e ripeti la stessa operazione con quello sinistro...







Tenendo la piega saldamente tra le mani, porta indietro il lembo inferiore, dando forma a un triangolo...







Crea la base inserendo uno dei lembi inferiori nella "tasca" di quello opposto. Con le dita dai poi la forma circolare alla base. Gira dall'altro lato il tovagliolo e crea la testa arrotolando il lembo inferiore della piega sotto le orecchie!

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Scozia, da Edimburgo a Fort William

Precedente...

Una leggera Colazione continental in hotel poi subito verso l'autobus (£1) che dal centro, Princes Street, ci porterà all'autonoleggio in zona Sighthill...
Il tragitto dura circa mezz'ora, abbiamo modo di vedere i sobborghi di Edimburgo, dove è stato girato Transpotting, quartieri dormitori decisamente fatiscenti e poveri. Scendiamo a una fermata in mezzo al nulla, subito prima dell'ingresso in tangenziale. A causa della totale mancanza di indicazioni per l'autonoleggio perdiamo parecchio tempo prima di giungere a destinazione. Scelta caduta sulla Arnold Clark, decisamente più economica di altre compagnie.



Visualizzazione ingrandita della mappa

Ci viene affibiata una Grande Punto nera appena uscita di fabbrica e ci dirigiamo verso la nostra prima meta: Stirling. La città non ha nulla da offrire, troviamo lo stesso castello abbastanza insignificante. Unica nota positiva l'ottima vista sulla vallata e sul Wallace Monument: a posteriori una tappa decisamente evitabile. E' possibile godersi la vista dal castello senza pagare il biglietto, a destra della biglietteria c'è una scala che permette di salire sulle mura.



Per pranzare ci fermiamo in un centro commerciale sulla strada per Fort Williams, subito fuori Stirling: ben fornito e a prezzi decisamente interessanti. Arriviamo a fort wiliams in serata, ci rechiamo in agenzia di soggiorno dove una scozzese grassoccia ci da ben poche speranze sul trovare un posto per la notte: effettivamente la cittadina sembrava traboccare di turisti, in più era sabato sera. Nonostante l'incredibile gufata troviamo una stanza in un alberghetto in PIENO centro, High Street, a un prezzo onesto (i soliti 30 pound a persona).



Scaricati i bagagli ci fiondiamo in un meraviglioso beergarden di un pub con vista lago nel centro cittadino. Qui facciamo il nostro primo incontro con la Tennent's Ice Cold una birra freschissima e leggera purtroppo attualmente introvabile in italia! Dopo un paio di pinte inizia a piovigginare, così decidiamo di cenare: venendo rimbalzati da un pub in fondo al paese, causa mancanza di personale, ripieghiamo su un fast food locale davanti alla chiesetta, sorpresa: il cibo è ottimo. Gustiamo una deliziosa steakpie (tortino ripieno di spezzatino di manzo) accompagnata da abbondanti patatine fritte. Finiamo la serata con un giretto nel paese e nel parchetto poi ci schiantiamo in camera a riposare. Purtroppo il sabato sera i numerosi ubriaconi locali hanno fatto baldoria fino all'alba disturbando un pò la nottata.



Fort William è una cittadina graziosa, dall'aria molto rilassata, che si affaccia sul Loch Linnhe. Alle sue spalle si può godere la vista del famoso Glen Nevis e dalla città partono parecchie passeggiate per visitarne la foresta. Per avere un'idea dei diversi itinerari possibili da Fort William consiglio Visit Scotland


Verso l'Isola di Skye (22 giugno)

Il mattino ci svegliamo di buon ora e riusciamo a fare la scottish breakfast in hotel. Non mi stancherò mai delle loro salsicce anche se cominciavano già strane fitte al fegato :P Partiamo alla volta dell'Isola di Skye. Da questo punto in poi conviene avere sempre il serbatoio pieno, i distributori di benzina scarseggeranno. Sulla nostra strada troviamo l'Eilean Donan Castle che merita assolutamente una visita.



Il castello è molto affascinante, con il suo ponte di pietra che porta ad un'isoletta sulle rive del lago. Il costo per entrare è di £4.95. Decidiamo di guardarlo solo da fuori e un pò ci siamo pentiti. In questo castello venne girato il primo Highlander e nell'ufficio informazioni ci sono tantissime foto appese che testimoniano l'evento. Comunque il punto più bello per fotografare il castello è oltre il ponte, in un parcheggio a sinistra della strada verso l'Isola di Skye.

Da qui in poi, per centinaia di chilometri, incrociamo solo monti verdissimi, laghetti improvvisi, vallate mozzafiato. Questa zona è pressochè deserta, tranne per pochi agglomerati di case che si incontrano all'improvviso. Sappiamo che siamo sull'isola quando attraversiamo il Kyle of Lochalsh. I paesaggi sono stupendi e penso che le parole non possano descriverli degnamente. Tantissime isolette puntellano il mare a fianco della strada ed è tutto molto suggestivo.



Arrivati a Portree pranziamo in un hotel nella via centrale, che sconsiglio caldamente! Arrivare fino a li ci era sembrata un'impresa meravigliosa e sorpresa, il paese è pieno di anziani italiani che si aggirano per i locali cercando di attaccare bottone con tutti... insopportabile. Manteniamo un basso profilo e ci defiliamo prontamente. Troviamo alloggio in una delle casette che si affacciano sul porto di Portree. L'hotel è piuttosto scadende ma la vista è meravigliosa. Il tempo è pessimo ma decidiamo di non farci fermare proprio ora e prendiamo la macchina per visitare la costa est dell'isola. La strada è piuttosto impervia e per lunghi tratti ad una sola corsia con la possibilità di piazzole di rientro. Siamo contentissimi di aver scelto una macchina piccola, in alcuni punti i passaggi si fanno veramente stretti, ed è assurdo perchè tutt'intorno ci sono campi sterminati.



Se la giornata lo avesse permesso avremmo fatto la passeggiata verso l'Old Man of Storr, un monolite di 49m formatosi con l'erosione basaltica. Sulla strada non ci sono indicazioni, bisogna fare attenzione se si vuole trovare l'ingresso alla passeggiata (che tra l'altro è a pagamento). Proseguendo sulla strada che costeggia il mare si può ammirare una bellissima cascata e scogliere drammatiche meravigliose. Concludiamo la giornata con una visita al supermercato di portree, che fortunantamente chiude alle 22, acquistando il necessario per cenare.


Continua...

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Your Avatar Manga, Simpson and South Park


L'avatar è un'immagine, una sorta di rappresentazione di se stessi all'interno di forum, community e giochi on-line. La parola, in lingua sanscrita, è originaria della tradizione induista, ed ha significato di incarnazione, di assunzione di un corpo fisico da parte di un dio.
Tra tutti i siti che permettono di creare avatar personalizzati ne ho scelti tre.

Il primo è Face your manga. Basta seguire le istruzioni, è facilissimo.



Il secondo permette di entrare nel mondo dei Simpson direttamente dal loro sito ufficiale.





Quest'ultimo invece arriva diretto da South Park e, rispetto agli altri, permette di rappresentarsi adulti, bambini o canadesi...


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lunedì 28 luglio 2008

Pollo al Curry

Il pollo al curry è una delle ricette che preferisco, in versione poco piccante. Il curry essendo un mix di spezie, in dosi diverse, è facile trovarlo in diverse versioni. Ultimamente mi piace molto una versione con una grande percentuale di cumino, che uso anche per insaporire il couscous con le verdure o le marinate di carne.




Ingredienti

300g di petto di pollo
mezza cipolla
una mela o due fette di ananas
mezzo dado
panna vegetale
burro
farina o maizena
mezzo bicchiere di sake o vino bianco
un cucchiaio di curry
sale

Preparazione

Pulire il petto di pollo e tagliarlo a cubetti di circa un centimetro e mezzo di spessore. Tritare la mezza cipolla molto fine e farla imbiondire in una padella antiaderente con una noce di burro. Impannare con la farina i pezzetti di pollo e farli dorare da tutte le parti in padella con la cipolla. Irrorare con il vino bianco lasciandolo evaporare. A parte scaldare un 1dl d'acqua con il mezzo dado e il curry, facendolo bollire piano per una decina di minuti.
Continuare la cottura del pollo aggiungendo poco alla volta il brodo al curry. Verso fine cottura aggiungere la panna e lasciar cuocere ancora una decina di minuti, finchè il brodo si sarà ben ristretto e ne risulterà una crema densa e saporita. Due minuti prima di spegnere il fuoco aggiungere la mela (o l'ananas) a dadini poco più piccoli del pollo. Spegnere il fuoco e servire accompagnato da riso basmati condito con burro e una spolverata di curry.


Un'idea in più: Per rendere più graziosa la prensentazione del piatto si possono usare le vaschettine in alluminio rotonde usandole come formine riempite di riso. Basterà ribaltarle sul piatto e spolverare di curry la parte alta per creare un bellissimo effetto.

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Spaghetti integrali allo Spada

Un piatto veloce e saporito a base di pesce spada e pomodorini. La per perfetta riuscita di questo piatto l'ideale è cucinarlo molto rapidamente in modo che lo spada non si asciughi troppo, restando morbido.






Ingredienti

250g di pomodorini ciliegia
140g di spaghetti integrali
100g di pesce spada
olio d'oliva extravergine
tre filetti d'acciuga
sale e pepe nero

Preparazione

Tagliare i pomodorini ciliegia in quattro spicchi e il trancio di spada a listarelle spesse un centimetro. In una padella antiaderente versare tre cucchiai di olio d'oliva e subito i pomodorini lasciandoli cuocere finchè non si saranno completamente ammorbiditi e spappolati.



Mettere a bollire una pentola con abbondante acqua salata. Quando raggiunge l'ebollizione versarne qualche cucchiaiata nel sugo di pomodoro per permettere ai filetti d'acciuga di sciogliersi nel composto. Far cuocere gli spaghetti scolandoli molto al dente direttamente nella padella con il sugo, insieme a un poco d'acqua cottura. Far saltare qualche minuto gli spaghetti con il sugo aggiungendo il pesce spada, regolare di sale e pepe; servire ben caldo con un goccio di olio d'oliva a crudo.

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Paella Velocissima

Ingredienti

200g di totani
200g di gamberi sgusciati
mezzo peperone rosso
mezzo peperone giallo
100g di piselli
due busine di zafferano
due confezioni di riso Scotti
mezzo dado vegetale
uno spicchio d'aglio
olio d'oliva
vino bianco
sale e pepe

Preparazione

Questa versione della paella de marisco classica è "velocissima" grazie all'utilizzo del riso Scotti Basmati precotto. Rispetto all'altra ricetta qui il riso viene aggiunto alla fine abbreviando i tempi di cottura. Per prima cosa preparare tutti gli ingredienti su un tagliere: tagliare i peperoni a cubetti piccoli, pulire i totani e tagliarli a fettine sottili, sgusciare i gamberi e privarli della parte amara sul dorso.


In una padella antiaderente versare un paio di cucchiai d'olio d'oliva, aggiungere l'aglio e lasciare insaporire. Aggiungere i peperoni e farli saltare per un quarto d'ora. Aggiungere i piselli e lasciar cuocere per altri cinque minuti. Unire alle verdure i totani e, a fuoco vivo, irrorare con mezzo bicchiere di vino bianco. Lasciar cuocere il pesce per altri dieci minuti.
Nel frattempo preparare in un pentolino a parte tre mestoli d'acqua aggingendovi il mezzo dado e le bustine di zafferano e far bollire per almeno dieci minuti in contemporanea con i totani. Nella padella aggiungere il riso basmati e i gamberi mescolando bene con le verdure e i totani; aggiungere il brodo con lo zafferano e fatelo assorbire quasi completamente. Regolare di sale e pepe. Lasciar riposare il riso qualche minuto prima di servire in tavola.



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Bruschette Rustiche

Ingredienti per quattro bruschette

Due fette lunghe di pane casereccio
un pomodoro maturo
uno spicchio d'aglio
qualche foglia di basilico
olio d'oliva
sale


Preparazione

Tritare a cubetti piccoli il pomodoro e condirlo abbondantemente con sale, olio d'oliva e le foglie di basilico spezzettate. Fare questa operazione almeno mezz'ora prima di servire le bruschette. Tagliare a metà le fette di pane casereccio e farle abbrustolire in forno finchè non saranno belle scure e croccanti. Prendere lo spicchio d'aglio e strofinare un lato delle fette secondo il gusto. Stendere un abbondante strato di pomodori sulle fette e guarnire con una fogliolona di basilico. Servire con il pane ancora caldo.
La ricetta è molto semplice, perchè riesca bene conta molto la qualità degli ingredienti, soprattutto la scelta di un pomodoro da insalata molto maturo.



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